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Voglio lo scudo.

Stamani il mio risveglio ha bypassato quei 2,3 minuti di incoscienza, quando dal sonno più o meno beato passi alla dura realtà della giornata che ti aspetta.

Quel brevissimo lasso di tempo in cui ti sembra che tutto sia ancora possibile e che in realtà hai ancora potenzialità da far emergere, fantasie da realizzare e senti aleggiare la speranza di un mondo migliore.

Una mano oscura mi premeva sul petto e non trovavo la forza di alzarmi.

La conosco…si chiama angoscia, impotenza, paura, anche.

Si sovrapponevano le immagini di due piccoli angeli travolti da una crudeltà ingiustificabile, di un omino superficialmente sottovalutato che invoca uno scudo (spaziale?) per condurci quanto prima nello scenario per me più impensabile, ma tremendamente realistico, un regime.

Pensavo alle lotte e alla sofferenza di altri uomini, di altri paesi, che scendono in piazza e muoiono ancora per difendere i loro diritti (negati)  e le (poche) libertà rimaste.

Mi sono chiesta perché..si dice sempre che in fondo al tunnel ci sia la luce, come nella bellissima carta dell’Eremita degli Arcani Maggiori, ma la mia miopia sta avanzando a passi enormi e sto perdendo la cosa più importante, la speranza.

Voglio uno scudo anch’io, voglio andare a Strasburgo perché  i miei diritti umani sono stati violati, lesi, azzerati.

Voglio rivendicare la mia “donnità”, che mi fa arrancare per arrivare alla fine del mese, ma senza cedere a palpatine o proposte indecenti.

Voglio che qualcuno faccia una donazione ingente di apparecchi acustici a chi siede sugli scranni del potere, un mese in fabbrica a chi gioca con l’ipad nelle sedute parlamentari, e manifesti di un metrox1 ovunque di scuse a chi tenta ogni giorno, e spesso lo fa sulla propria pelle e su quella di un’intera famiglia, di ristabilire un equilibrio annaspando come i  funamboli del circo, appesi a un filo.

Se nella tradizione orientale ci suggeriscono sempre di guardare alla propria vita come a una rappresentazione teatrale, della quale siamo spettatori più o meno distaccati, per osservare meglio quello che non va, beh…cambio scena, brucio il teatro e strappo i biglietti senza nulla da dichiarare alla Siae.

Perché questa non è la sceneggiatura che avevo scritto e le uniche variabili ammissibili erano quelle del Direttore, lassù.

Nessuno ha il diritto di togliermi il diritto.

E voglio lo scudo, tanto lo pagherò fino all’ultimo euro, ma non per difendermi né per nascondermi.

Per lottare, ancora un po’, magari non sono sola, e voglio sentire di nuovo serpeggiare un alone di speranza, quella roba strana che ci fa sembrare folli, si, ma non ancora dei semplici burattini.

Qual è il prossimo volo per Strasburgo? Vi aspetto al gate..

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