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Archivio per marzo, 2011

Il ditino.

A volte penso a come sarebbe bello spengere quella suoneria hypno-tecno-dance & co, e rimanere dove sono. Staccare telefono, campanello, sparire.

Sorrido pensando alla mia carissima amica e alla sua frase cult pronunciata col suo adorabile accento calabro-siciliano, che già ti fa venire voglia di lanciare uno scongiuro, “io i sensi di colpa li respiro da quando sono nata”.

E’ verissimo. Nel momento stesso in cui pensi che il mondo può rotolare da solo per un po’ anche senza il tuo contributo, nella mente si affollano, e senza prendere il ticket,doveri, pensieri, responsabilità, morale, etica, frigo vuoto, mamma sola e così via.

Pare, dico pare, che sia indispensabile. Allora perché quando arrivo a fine giornata e già penso a mettere in fila le pecore per contarle, greggi infiniti, mi scorrono davanti le immagini di quelle azioni, pensieri, parole che ho lasciato in quel giorno e non trovo quasi niente che abbia sortito un buon effetto?

Però in compenso ho raccattato una marea di ditini puntati, un elenco dettagliato di quello che ho fatto, ma non così bene, detto, ma non con la erre moscia, pensato, ma non con il sorriso d’occasione.

Siamo di passaggio, mi dico. Un pensierino semplice, essenziale, totalmente ignorato.

Neppure le vicende drammatiche di questi giorni riescono a distogliere l’umanità dal sentirsi comunque immortale e dal perdere un sacco di energia a frugare nell’immondizia altrui, sempre col mitico ditino.

Vi viene l’artrite gente, inquinate le emozioni, bloccate i chakra e soprattutto demoralizzate e rompete le balle al prossimo.

Che può stancarsi, dimenticando di respirare i sensi di colpa e di essere indispensabile, trovando così la forza di spengere quella suoneria assurda, girarsi dall’altra parte e chi si è visto si è visto.

Siamo di passaggio, mi ripeto come un mantra.

E ho una sensazione cupa, triste, indifesa, di come stiamo azzerando tutto il bello che c’è dentro di noi.

Avrei solo voglia di un abbraccio caldo, come quelli che ricevi da bambina senza averlo chiesto, di una parola gentile che non deve essere interpretata tra le righe, di un messaggio di speranza, lieve, come le gemme che stanno sbocciando seguendo il loro ritmo.

Perché c’è ancora una Natura delle cose, e mentre tutto scorre e viene dato per scontato come lo scontrino dell’ipercoop, qualcosa accade indipendentemente da noi, basta alzare lo sguardo per vederlo davvero.

Non mi solleva sapere che “c’è chi sta peggio”, non mi rende migliore, anzi, aumentano le pecore da contare.

E nemmeno sapere che tutti si ricorderanno di te quando non ci sarai più e che quell’assenza di erre moscia era unica.

Oggi c’è una luna piena fantastica, unica, potente. Spero che vi arrivi dentro, agitando quel mare oscuro che si chiama inconscio, annaspando nelle emozioni più sconosciute, lasciando parlare le cellule mute, cantando a squarciagola anche se siete stonati, dando un bacio appassionato.

Fate qualcosa che ci ricordi che siamo parte anche di altro, ribellatevi, c’è una follia che ha bisogno di riportare tutto ad una vera normalità.

E soprattutto..abbassate il ditino. Grazie.