Ricordo con terrore gli anni delle scuole medie..devastata dall’acne (viaggiavo con lo zaino e il topexan), ossessionata dalla mole di compiti che ci affibbiavano oggi giorno e dalla compulsione all’esercizio della perfezione, non ritrovo ancora oggi, nemmeno nei meandri più offuscati della memoria, un pò di spensietarezza che a quell’età dovrebbe essere un leit motiv esistenziale.
Poi c’era lei..un incubo..la professoressa di matematica, creatrice di traumi e dubbi sulle mie capacità logiche talmente profondi che sono andata a ripetizione per una vita sognandomi algoritmi e formulette al posto delle pecore la notte.
Aveva una testa tanta così, nel senso che i suoi capelli corvini a criniera di leone la precedevano, e, uniti alla camminata da giraffa incerta, al sorriso ibernato, nonchè alle interrogazioni a catena, soprattutto nei miei confronti, l’avevano trasformata nel peggiore degli incubi, con tanto di attacco d’ansia appena metteva piede (piedone) in classe.
Ma, si sa, in fondo in fondo, facciamo di tutto per compiacere gli orchi delle fiabe, se non altro per non esserne fagocitati, così cercavo di essere sempre attenta, di alzare la mano (che crampi, non intervenivo mai), di sorridere tra le pustole dell’acne.
Niente, mi uccise con una frase detta davanti alla classe..sei una gatta morta.
Dopo innumerevoli pianti e scenate mi sono chiesta perchè.
Perchè gatta morta?
In effetti fino a non molti anni fa avevo timore ad esprimere anche il pensiero più banale, a chiedere a qualcuno che mi stava pestando il piede se per favore lo poteva spostare, a scusarmi all’infinito se non ero ancora diventata invisibile, come nelle mie fantasie più segrete.
Poi si cresce..e le ingiustizie ripetute, la rabbia per la negazione del tuo essere e tutte quelle cose della vita che ti fanno dire basta, mi hanno insegnato a parlare..e, non avendo il dono della diplomazia, a guardare dritto negli occhi il mio prossimo dicendogli esattamente quello che ho dentro.
Si, ho perso un sacco di gente per la strada per questo motivo, ci ho sofferto un pò, ma alla fine è un problema loro.
E’ più forte di me, un misto fra il carpe diem (se non ti dico tutto oggi domani potrei non esserci per farlo) e un istinto ad espellere le sostanze tossiche, prima che si annidino ovunque.
Ti sei sbagliata prof…non ero una gatta morta.
Perchè non ho mai saputo fare le fusa, far finta di, manipolare un pò la gente per ottenere qualcosa.
Però penso di essere stata un’acqua cheta, un vulcano che ha pazientato e ingurgitato impotenza per poi fare scintille inattese.
E l’acqua cheta ti ringrazia perchè senza il dubbio di essere una gatta morta, oggi non riuscirei ad essere quella che sono.
Commenti recenti